La libertà, la memoria e l’identità divisa: 14 Maggio 1943


    1. Oggi, come ogni anno, il 14 maggio il pensiero di chi ha la radici a Civitavecchia va ai ricordi e ai racconti familiari della città distrutta dai bombardamenti. I racconti che i nostri genitori e nonni ci hanno tramandato, di una città distrutta e in fuga. Proprio come ha scritto nel suo bell’articolo Maurizio Campogiani su TRC, “81-anni-fa-e-civitavecchia-non-fu-piu-la-stessa”.

Ma Civitavecchia è anche la città in cui le migliori intelligenze del secolo scorso sono state ingabbiate ed è stato cercato loro di impedire di pensare. Da Gramsci a Pajetta, ad Altiero Spinelli, sono tantissimi i padri fondatori della nostra Repubblica che sono stati rinchiusi nel Bagno Penale di Civitavecchia.

Secondo me la prima infrastruttura di una comunità è la memoria e l’Archivio storico cittadino deve essere il luogo della memoria. Nei pochi mesi in cui, con Saladini Sindaco, mi sono occupato dell’Archivio storico di piazza Calamatta, nel mio piccolo mi sono adoperato affinché quel manipolo di cultori della materia che erano i dipendenti comunali addetti (tra cui Maffei e Leone) avessero tutto quello che all’ufficio era utile. Riportammo le stampe del Calamatta in una sede comunale (erano alla Bcc) e radunammo il Fondo Marinaro, autentica perla nel panorama internazionale della cartografia storica, in armadi adatti alla sua conservazione. A Civitavecchia l’Associazione guidata da Enrico Ciancarini e prima di lui diletta dal suo indimenticabile maestro, Edoardo Toti, rappresenta una valore assoluto e un vanto per Civitavecchia, che può dire di avere tra i suoi cittadini dei veri appassionati amanti della propria storia cittadina. E Non bisogna dimenticare la vulcanica Roberta Galletta, che della Memoria ha fatto non solo un lavoro, ma anche una ragione di impegno politico.

Però proprio in una città che con tanto amore si dedica alla conoscenza del suo passato è apparso oggi uno striscione sulle mura del parcheggio del tribunale che definire orribile è un eufemismo. Che rappresenta il modo peggiore per disonorare i morti che la nostra città ha subito nel maggio del ‘43. Uno striscione che l’Amministrazione comunale Tedesco-Grasso avrebbe potuto far togliere in pochi minuti, essendo davanti alla sede di CSP. Ma evidentemente in tempo di elezione anche quelle poche decine di voti di preferenza gestiti da parte di nostalgici fanno gola a un classe politica locale ignorante e arrogante.

Questo blog e questo articolo non vogliono aprire nessuna disputa storiografica, che comunque non ci spaventa affatto. Ma quello che invece ci spaventa e molto è la natura profonda del sentimento degli italiani verso i diritti e le libertà della persona: due faccende risentite e trattate dagli italiani come realtà non solo trascurabili ma persino ripugnanti.

Con questo sentimento non abbiamo fatto i conti . Infatti non riusciamo a riconoscere la verità definitiva del nostro rapporto con gli eventi che in Italia maggiormente hanno avuto peso sul regolamento dei diritti individuali e di libertà: quando quei diritti sono stati compressi fino alla soppressione (Fascismo), e quando sono stati riconquistati (Repubblica). L’Italia non ha patito troppo della soppressione della libertà, e non ha trovato poi troppa soddisfazione nel poter poi godere della libertà ricevuta. Le libertà in questo Paese non sono state impedite da pochi e con la forza: al contrario, in molti e senza sforzo vi hanno rinunciato. E così quando gli italiani hanno potuto nuovamente godere di libertà: non gli italiani se la sono riconquistata, ma altri gliel’hanno assicurata, oggi non solo non viene riconosciuta la giustezza della loro battaglia per i valori della LIBERTA’ , ma vengono definiti: ASSASSINI.

Ma come si può insegnare l’amore della libertà a un popolo? Io non lo so. La libertà si comprende solo quando si incontrano i suoi limiti e si apprezza di più quando manca! Però a mia figlia quando sarà più grande farò sentire le parole del Presidente Sandro Pertini, in un incontro con gli studenti universitari ad Urbino nel 1981: https://www.youtube.com/shorts/rR8wKYi6ndkù .

Ivan Magrì


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