Che cos’è l’accelerazionismo efficace (e chi sono i suoi adepti in Silicon Valley).
Dove un tempo c’era il lungotermismo e l’attenzione nei confronti dei “rischi esistenziali” posti dall’intelligenza artificiale, oggi si sta facendo largo una scuola di pensiero che predica l’evoluzione spregiudicata della tecnologia. Costi quel che costi.
Peter Thiel, uno dei sostenitori dell’accelerazionismo efficaceAlex Wong/Getty Images
Accelerazionismo efficace, ovvero guidare con il buio a fari spenti nella notte. E pensare che, fino a un paio di anni fa, le scuole di pensiero più in voga tra le élite della Silicon Valley erano ossessionate dalla cosiddetta “AI Safety”. Un termine che, a differenza di quanto si potrebbe pensare, non si riferiva tanto alla necessità di limitare i potenziali abusi di questa tecnologia, ma a impedire che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale si rivelasse un “rischio esistenziale” per la sopravvivenza dell’umanità.
Basandosi soprattutto sulle controverse teorie del filosofo Nick Bostrom (che con il suo saggio Superintelligenza del 2014 ha enormemente contribuito a indirizzare il dibattito sul tema), l’altruismo efficace (effective altruism, EA) e la sua costola più radicale – il lungotermismo – avevano infatti posto tutta la loro attenzione, e destinato una parte ingente dei fondi raccolti, a organizzazioni e istituti la cui missione era proprio impedire una “evoluzione incontrollata” dell’intelligenza artificiale.
Il più noto di questi istituti è il Future of Life Institute, organizzatore della nota lettera aperta con cui, nel 2023, un gran numero di imprenditori e addetti ai lavori chiese di fermare per almeno sei mesi lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.
Il declino dell’effective altruism
E poi, gradualmente, la situazione ha iniziato a cambiare. L’altruismo efficace è stato travolto da un’ondata di scandali e di critiche, anche in seguito all’arresto (sempre nel 2023) di uno dei suoi esponenti più noti – l’imprenditore delle criptovalute Sam Bankman-Fried – e alle inchieste giornalistiche che ne hanno messo in luce i meccanismi violenti, sessisti e settari.
Contestualmente, il lungotermismo – che riteneva indispensabile concentrarsi oggi su come evitare ipotetiche e lontanissime catastrofi – ha rallentato la sua corsa e ha ridotto la presa sulle élite politiche ed economiche statunitensi (che per lungo tempo è stata più forte di quanto si pensi, come dimostrato dagli incarichi ottenuti da Toby Ord, uno dei suoi principali esponenti, in seno all’Oms, alla Banca Mondiale, al World Economic Forum e parecchie altre istituzioni).
E così, anche i volti più noti associati all’altruismo efficace e al lungotermismo (a partire da Elon Musk, Sam Altman e l’imprenditore Peter Thiel) hanno silenziosamente iniziato a prenderne le distanze, smettendo di menzionare i fantascientifici “rischi esistenziali” a cui per così tanto tempo si erano dedicati.
A colmare il vuoto creato dal declino dell’altruismo efficace e del lungotermismo – e anche a contribuire a esso – è stata una nuova teoria, se possibile ancora più radicale e secondo la quale la strada da percorrere non passa dall’attenzione ai pericoli posti alle nuove tecnologie, ma da un’accettazione degli stessi e da un’accelerazione spregiudicata del progresso tecnologico.
Questa nuova corrente prende il nome di accelerazionismo efficace (effective accelerationism, abbreviato in “e/acc”): una visione che ribalta la logica della “AI Safety” sostenendo la necessità di accelerare il più possibile lo sviluppo della (al momento fantascientifica) superintelligenza artificiale, incuranti dei potenziali pericoli e nella speranza che garantisca all’essere umano immensi benefici.
L’ascesa dell’accelerazionismo efficace
La base teorica su cui poggia e/acc è la filosofia di Nick Land, il teorico dell’accelerazionismo di destra, che da decenni sostiene la necessità di spingere il capitalismo e la tecnologia all’estremo, fino a far emergere un futuro postumano e post-biologico. Land già dagli anni Novanta (quando uscì il suo scritto più noto: Collasso) sostiene, tra le altre cose, che i limiti imposti dalla politica, dalla morale e dalla natura siano ostacoli da abbattere, nell’ottica di un’evoluzione che abbracci completamente il potere delle macchine, dell’automazione, dell’intelligenza artificiale e del cosiddetto tecno-capitalismo.
Il secondo punto di riferimento del movimento e/acc è invece Peter Thiel, il cofondatore di PayPal, tra i primi finanziatori di Facebook e da sempre voce “di destra” della Silicon Valley. Dopo aver subito anche lui la fascinazione dei “rischi esistenziali” – e aver donato ingenti somme di denaro alle ricerche sulla AI Safety –, Thiel sembra essere ultimamente tornato sulle posizioni che aveva già sostenuto in suo saggio del 2014, Zero to One, in cui descriveva l’intelligenza artificiale come un “biglietto della lotteria cosmica”, in grado di spalancare le porte a un’utopia galattica o, all’estremo opposto, di condannarci a un’apocalisse in stile Skynet.
Una lotteria alla quale, secondo Thiel, vale comunque la pena di partecipare, nella speranza che l’umanità estragga il biglietto vincente. La propensione per le soluzioni radicali si combina alla perfezione con la spinta accelerazionista e con il suo sdegno nei confronti dell’etica, della prudenza e anche della democrazia, rendendo Thiel uno dei volti più noti associati all’accelerazionismo efficace, nonché uno degli imprenditori più influenzati dalle teorie di Nick Land (“Non credo più che democrazia e libertà siano compatibili”, ha notoriamente affermato Thiel, richiamando le teorie di Land sulla supremazia economico-politica cinese).
Un distopico tecnosoluzionismo
A segnare in modo decisivo la nascita e la diffusione di e/acc, è stato anche il potentissimo investitore Marc Andreessen e il suo “Techno-Optimist Manifesto”, pubblicato nell’ottobre del 2023. In quel documento, Andreessen sostiene una visione estrema del tecnosoluzionismo, secondo cui non esistono problemi materiali – compresi quelli generati dalla tecnologia – che non possano essere risolti tramite “più tecnologia”. Lo sviluppo, in questa visione, non va semplicemente incoraggiato: deve essere accelerato a tutti i costi, perché soltanto la “spirale ascendente del tecno-capitalismo”, scrive Andreessen, può garantire all’umanità un futuro utopico.
Ed eccoli, quindi, i punti di riferimento dell’e/acc (fondato ufficialmente dall’ex ingegnere di Google Guillaume Verdon, noto online come Beff Jezos): la celebrazione della velocità, della competizione sfrenata e della capacità dell’essere umano di sfruttare a suo vantaggio qualunque evoluzione tecnologica. Tutto ciò va di pari passo con il rifiuto di qualunque forma di regolamentazione o di controllo etico, considerati inutili ostacoli che rischiano di rallentare lo slancio dell’umanità verso il prossimo stadio evolutivo. In tutto ciò, c’è anche l’idea – caldeggiata in primis da Elon Musk e dalla sua Neuralink – che l’umanità debba fondersi con la tecnologia.
Da questo punto di vista, e/acc è il superamento del lungotermismo in una fase in cui le frange estreme della Silicon Valley e della cosiddetta “tech-right” non temono più – dall’alto del loro potere economico – il salto nel vuoto e l’azzardo esistenziale, ma al contrario lo auspicano e mirano semmai ad accelerarlo, per conquistare il prima possibile la società post-umana che considerano – costi quel che costi – il prossimo necessario passaggio evolutivo. Un passaggio che mira anche a trasformare il capitalismo delle democrazie liberali in un anarcocapitalismo privo di ogni regolamentazione, scrupolo egualitario e tutela nei confronti dei più deboli.
Anche il fantascientifico timore della “rogue AI”, ovvero l’intelligenza artificiale che sfugge al nostro controllo, diventa oggi una preoccupazione da pavidi decel (il termine con cui vengono etichettati tutti coloro i quali prestano attenzione ai potenziali rischi dell’intelligenza artificiale). Lo sviluppo tecnologico, in poche parole, dev’essere guidato dalle sole logiche della velocità, della legge della giungla capitalista e del transumanesimo, che accoglierà i vincitori e spazzerà via i perdenti. La cosa più preoccupante è che, come dimostra la vittoria di Donald Trump e la sua vicinanza con molti dei nomi che abbiamo fin qui citato, questa visione sta al momento vincendo.