Eolico Off Shore Floating : Stati Uniti, Danimarca e Cina


HD ENERGIA

7 Aprile 2025

di Linda Brunetti

L’eolico offshore negli Stati Uniti rallenta tra ritardi e freni politici

Come da previsioni, le imprese che operano nel settore energetico hanno rallentato la costruzione di parchi eolici offshore negli Stati Uniti. Questi ritardi sono attribuibili a diversi fattori, tra cui l’opposizione da parte del nuovo presidente. L’energia eolica offshore era uno dei pilastri fondamentali della strategia di Joe Biden, che vedeva nella lotta al cambiamento climatico un’opportunità per creare nuovi posti di lavoro e rilanciare l’economia del Paese.

Tuttavia, tra il 2023 e il 2024, numerose aziende del settore hanno deciso di abbandonare o ridimensionare i propri progetti offshore, registrando perdite per miliardi di dollari tra svalutazioni, cancellazioni e altre spese straordinarie. Queste scelte sono state dettate dall’impossibilità di portare avanti progetti in modo redditizio, a causa dell’aumento dei costi di costruzione, dei tassi di interesse elevati e dalle difficoltà nella catena di approvvigionamento.

Trump, già dal primo giorno nella Casa Bianca, ha sospeso il rilascio di nuovi permessi per costruire impianti eolici offshore. Alcuni analisti del settore energetico hanno dichiarato di non aspettarsi l’avvio di nuovi progetti nei prossimi anni, fatta eccezione per quelli già in fase di costruzione.

Attualmente, negli Stati Uniti sono operativi quattro parchi eolici offshore, mentre altri quattro sono in fase di costruzione e dovrebbero entrare in funzione tra il 2025 e il 2027. Inoltre, esistono diversi altri progetti in fase di sviluppo avanzato. Tuttavia, gli analisti della banca d’investimento statunitense Jefferies hanno dichiarato che:

“Non ci si aspetta che nessun nuovo progetto sia completato oltre quelli in costruzione (anche quelli a rischio), l’industria nascente è precariamente posizionata.”

RITARDI E INCERTEZZE POLITICHE

Dominion Energy sta costruendo al largo della Virginia uno dei più grandi progetti eolici offshore degli Stati Uniti, il Coastal Virginia Offshore Wind, da 2.587 megawatt e dal valore di circa 10,7 miliardi di dollari. L’inizio della produzione è previsto per la fine del 2025. Il progetto, però, è oggetto di una causa in cui alcuni gruppi sostengono che l’agenzia federale BOEM non abbia valutato adeguatamente l’impatto ambientale cumulativo su specie protette, né il rischio di guasti alle turbine.

Nel frattempo, anche altri progetti eolici lungo la costa est stanno incontrando ostacoli. A New York, la joint venture Community Offshore Wind (RWE e National Grid) è in attesa dell’assegnazione dei certificati OREC da parte di NYSERDA, da cui dipende l’avvio del progetto.

Nel Massachusetts e nel Rhode Island, le utility coinvolte nei progetti vincitori della gara del 2023 hanno posticipato la firma dei contratti al 30 giugno 2025, l’ennesimo ritardo nel processo. SouthCoast Wind, un’iniziativa congiunta di EDP Renewables ed ENGIE, ha espresso sostegno alla proroga, citando la complessità dei negoziati multi-statali e l’incertezza politica a livello federale come fattori determinanti.


Energia Itaia news
2 Febbraio 2025
di Valentina Barretta

Eolico offshore, clamoroso flop in Danimarca

L’asta per il più grande parco eolico offshore della Danimarca nel Mare del Nord è andata deserta (non ha partecipato nemmeno il colosso nazionale Orsted, già in difficoltà finanziarie), segnando un clamoroso flop per il Paese simbolo della transizione verde. Si tratta di un duro colpo al settore in Europa, indebolito dall’assenza di incentivi statali.

Deserta la gara per il più grande Parco eolico del Mare del Nord

L’asta per il più grande parco eolico del Mare del Nord è andata completamente deserta. Difficile da credere per un Paese come la Danimarca, uno degli Stati europei più virtuosi per sviluppo di energia rinnovabile e politiche volte alla sostenibilità. E proprio l’assenza di welfare statale sembra aver influito sul fallimento della gara per la concessione di 30 anni nel Mare del Nord. Infatti, senza sussidi pubblici, il progetto, che prevedeva 3 gigawatt iniziali di capacità, non ha attirato alcun investitore, nemmeno Orsted, leader mondiale dell’eolico e orgoglio nazionale. Si tratta indubbiamente di un evento anomalo, che potrebbe rappresentare un segnale d’allarme segnando una fase discendente per il settore in Europa.

Perché il progetto è fallito?

L’asta, lanciata a inizio novembre, richiedeva agli investitori di costruire gli impianti senza il supporto di sussidi statali. Inoltre, prevedeva canoni annuali di concessione per 30 anni da versare allo Stato e una quota del 20% da versare nei futuri parchi eolici.

Il risultato? Nessuna offerta, e un potenziale stop al piano che puntava a generare fino a 16 gigawatt di energia eolica offshore, un progetto fondamentale per la transizione energetica della Danimarca.

Il crollo di Orsted

Non c’è da sorprendersi più di tanto se nemmeno Orsted, il più grande operatore mondiale di parchi eolici, ha partecipato all’asta. L’azienda, già alle prese con gravi difficoltà finanziarie, ha visto il suo valore di mercato crollare del 60% dal 2021 ad oggi. Ad aggravare la situazione, vi sono poi i prezzi negativi per l’energia prodotta dal vento nel Mare del Nord, che rendono l’eolico offshore un investimento sempre meno redditizio senza sostegni statali.

È una crisi del modello eolico?

Il fallimento dell’asta in Danimarca solleva interrogativi sul futuro dell’eolico marino in Europa. Può un’industria rimanere competitiva senza il supporto pubblico? E soprattutto, l’energia eolica è ancora un affare sostenibile o rischia di diventare una bolla speculativa pronta a scoppiare?

Un colpo alla transizione verde

Per la Danimarca questo flop rappresenta di certo un duro colpo alla leadership verde. Senza investitori e un modello economico sostenibile, il futuro dell’eolico offshore potrebbe trovarsi a un punto critico.

«È un risultato molto deludente. Le circostanze per l’eolico offshore in Europa sono cambiate in modo significativo in un tempo relativamente breve, compresi grandi aumenti di prezzi e tassi di interesse» ha dichiarato con amarezza Lars Aagard, ministro per il clima, l’energia e i servizi pubblici del Paese.


Canale  Energia

La Cina continua a dominare la crescita dell’eolico offshore

Italia dopo Brasile e Corea del Sud: i dati del rapporto di RenewableUK

L’eolico offshore, pienamente operativo in ​​tutto il mondo, ha accumulato una capacità di 80,9 GW, con un aumento del 15% rispetto al totale di 70,2 GW dell’anno precedente. La Cina è ancora leader globale con una pipeline di 247 GW in 437 progetti e il Regno Unito rimane al secondo posto con 96 GW in 123 progetti. Gli Stati Uniti sono terzi con 79 GW, la Germania quarta (68 GW) e la Svezia quinta (55 GW). L’Italia si classifica dopo Brasile e Corea del Sud con una pipeline di 40 GW. Sono questi i dati dell’ultimo rapporto Offshore Wind EnergyPulse Insights di RenewableUK.

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Cina traina pipeline globale dell’eolico offshore

Il 63% della nuova capacità aggiunta proviene dalla Cina (6,9 GW) e dai Paesi Bassi (1,7 GW).

La tendenza al rialzo probabilmente continuerà, con il numero di progetti nel settore eolico offshore in aumento a livello globale da 1.461 a 1.555 negli ultimi 12 mesi. Con l’emergere di nuovi mercati, sono 44 i Paesi coinvolti dopo la recente conferma dei primi progetti offshore in CileIndonesia e Malta.

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RenewableUK: “Mercato globale in continua crescita”

RenewableUK segnala inoltre che 13 progetti eolici offshore nel Regno Unito, con una capacità totale di 7,3 GW, sono ammissibili per presentare offerte nell’asta per i Contratti per Differenza (Cfd) di quest’anno, per la settima tornata di assegnazione.

I progetti in corso di realizzazione, censiti dal rapporto, includono parchi eolici offshore in tutte le fasi: pienamente operativi, in costruzione, autorizzati, nel sistema di pianificazione o nelle fasi iniziali di sviluppo. Dall’analisi, emerge un mercato globale in continua crescita anno dopo anno, “poiché sempre più Paesi cercano di cogliere le opportunità industriali, economiche e ambientali offerte dalla tecnologia” conclude la nota stampa.


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