Comunicato stampa giugno 2024:
Realizzazione di un impianto territoriale di
gassificazione di biomasse solide (Plastica/legno).
Nei mesi scorsi si era diffusa la voce di un interessamento dell’area di Torrevaldaliga Nord da parte della società di ingegneria Maire Tecnimont, società italiana che macina utili, brevetti e innovazione ed è diventata una grande multinazionale dell’ingegneria dei sistemi complessi, che tutto il mondo ci invidia. Altrettanto rapidamente si è diffusa la voce, purtroppo vera della risposta negativa da parte di Enel Spa a continuare una interlocuzione sulla cessione delle aree della centrale. L’interesse di Maire Tecnimont, tramite la controllata Nextchem spa, su Civitavecchia era mosso dalla lunghezza dei tempi per le autorizzazioni di un sito industriale ex novo nel territorio della capitale per realizzare l’hidrogen Valley di Roma, già finanziata con 194 milioni a fondo perduto dalla Comunità Europea.
Personalmente credo che tramite il Consorzio dell’Osservatorio Ambientale si debba affrontare la problematica del recupero dei materiali tra i sei comuni facenti parte l’Osservatorio.
Ad esempio un impianto di recupero della forsu che produce biogas nel nostro territorio è già stato autorizzato, per cui non ne serve nessun altro.
Servono invece impianti che trattino altre tipologie di materiali da recuperare. Plastica o legno possono essere due esempi su cui puntare a Civitavecchia per sviluppare progetti per la produzione di idrogeno sul nostro territorio.
L’Europa sulla produzione dell’idrogeno dai rifiuti ha investito molto. Con il progetto europeo “IPCEI Hy2Use” ideato per sostenere la ricerca e l’innovazione e la prima applicazione industriale e la costruzione delle infrastrutture nella catena del valore dell’idrogeno. Il progetto è stato elaborato e notificato congiuntamente da tredici Stati membri (Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Spagna e Svezia) che erogheranno fino a 5,2 miliardi di euro di finanziamenti pubblici.
Se riuscissimo come territorio a candidarci per la realizzazione di uno di questi impianti su cui si punta in Europa. Il nostro territorio potrebbe non solo avere un risparmio sui costi del ciclo dei rifiuti, ma soprattutto le aziende del territorio acquisirebbero un Know how importantissimo per la crescita imprenditoriale e occupazionale. Si potrebbe ipotizzare la creazione di una filiera industriale.
Altro aspetto fondamentale per puntare sull’idrogeno, è la vicinanza con il centro di ricerca nazionale dell’Enea della Casaccia che rappresenta il centro più importante per l’applicazione industriale dell’idrogeno e dei suoi derivati, Soprattutto dal punto di vista del trasporto pesante e via mare, il nostro territorio, città e porto, dovrebbe sfruttare questa vicinanza con una eccellenza mondiale.
Inoltre il porto di Civitavecchia, ha sempre avuto un ruolo nelle merci legato soprattutto alle rinfuse energetiche liquide e solide. La transizione energetica sta cambiando rapidamente il
nostro sistema produttivo che necessita di combustibile meno impattanti. Il vettore idrogeno verde ha ancora un costo alto nei paesi europei, per l’enorme quantità di energia da FER che costa produrlo. Costo che si abbassa nei paesi del nord Africa in cui sole e vento, hanno intensità che non si raggiungono nel nostro continente. Le grandi multinazionali energetiche sono in cerca di porti per localizzare grandi hub portuali per l’importazione dell’idrogeno e metano sintetico. Il nostro porto dovrebbe candidare la Darsena Energetica e Grandi Masse, che sono 25 anni che aspettiamo, per ospitare uno di questi hub.
Tornando Il progetto di Maire Tecnimont su Roma: si prevede la produzione di 1.500 tonnellate all’anno di idrogeno e 55.000 tonnellate di etanolo. La produzione di idrogeno crescerà in funzione dell’evoluzione della domanda, fino a 20.000 tonnellate annue, riducendo proporzionalmente i volumi di etanolo. La tecnologia di NextChem permetterà di utilizzare come materia prima 200.000 tonnellate all’anno di rifiuti solidi non riciclabili, dando così un contributo anche alla chiusura del ciclo dei rifiuti attraverso un processo di conversione con una riduzione significativa delle emissioni totali di CO2. Il progetto prevede la conversione chimica del carbonio e dell’idrogeno contenuti nei rifiuti (plastica non riciclabile, CSS e frazione secca) mediante ossidazione parziale e successiva purificazione in syngas a basso impatto carbonico. Questa tecnologia si applica per soluzioni “Waste-to-X” che convertono il syngas prodotto in prodotti chimici circolari e carburanti che collegano due settori come la gestione dei rifiuti e la produzione di sostanze chimiche e combustibili, con notevoli risparmi di CO2 derivanti dal mancato incenerimento dei rifiuti.
I partner scientifici del progetto di Maire Tecnimont saranno Enea, Fondazione Bruno Kessler e Universitá La Sapienza di Roma. Lo schema industriale del Gruppo Maire Tecnimont diventerà certamente in futuro una best practice a livello mondiale per la valorizzazione dei rifiuti e la produzione di idrogeno e altri prodotti chimici, e sono già molti i contratti in giro per il mondo per la realizzazione di impianti basati su questa tecnologia. La produzione a Civitavecchia di idrogeno da biomasse, potrebbe essere inoltre di incentivo al suo utilizzo, tramite blending, o come metano sintetico dalla centrale di Tirreno Power a Torrevaldaliga sud e a Montalto di Castro nella centrale Enel. Inoltre si potrebbe pensare di produrre E-fuel per il trasporto marittimo.
La preparazione e il primo trattamento delle biomasse da utilizzare, potrebbe essere fatto nei luoghi di produzione, e alla centrale si potrebbe ospitare solo il processo finale di gassificazione. Si potrebbe anche ipotizzare l’utilizzo del ciclo portuale nave/banchina e dei Dome per lo stoccaggio delle biomasse. In altre parti del mondo queste cose le stanno facendo.
Ma di questo se ne potrà parlare spero dopo le elezioni ora non è il momento di essere seri!
Ivan Magrì