Phase Out: luce in fondo al tunnel. La centrale a carbone di Torrevaldaliga nord potrà diventare un Data Center.


BlackRock: il suo patrimonio vale 4 volte il Pil italiano.

Laurence Douglas Fink, detto Larry è il cofondatore e presidente del colosso finanziario BlackRock. Forbes lo pone come il 28° uomo più potente del mondo. Lo scorso mese ha incontrato prima l’A.D. di Enel Flavio Cattaneo, e poi la premier Meloni, dichiarando il suo interesse per i siti delle ex centrali a carbone di proprietà dell’Enel Spa, di cui il fondo americano è attualmente il secondo azionista ( con il 5,022% del capitale). BlackRock e’ il più grande gestore di fondi d’investimento del mondo, con 11,5 trilioni di dollari. In euro fanno 10.500 miliardi, oltre quattro volte il Pil italiano e 3,5 volte il debito pubblico.

Ieri, con la presentazione del “Piano operativo“2025-27”, l’Ad di Enel Cattaneo ha finalmente scoperto le carte ed ha annunciato che chiuso il capitolo cessioni, e messo in sicurezza il debito, Enel apre un nuova fase strategica «all’insegna della crescita». Enel si prepara a compiere un importante passo strategico con la creazione di una nuova società dedicata al settore dei Data Center. Questa operazione, che si configura come uno spin-off, mira a valorizzare gli asset di connessione esistenti e a svilupparne di nuovi, sia di proprietà del gruppo che di terzi, attraverso la gestione delle attività di Operation and Maintenance (O&M) e costruzione. Flavio Cattaneo, ha annunciato che la newco avrà inizialmente un valore stimato di un miliardo di euro, basato principalmente sugli asset italiani. Questa mossa sottolinea l’impegno di Enel a capitalizzare sulle infrastrutture esistenti per creare valore. Quindi, l’incontro del mese scorso ha dato rapidamente i suoi frutti. Non poteva essere altrimenti visto che nel nostro Paese, BlackRock è primo azionista della prima banca italiana di Unicredit con il 7%. Inoltre il fondo statunitense possiede il 3% di Leonardo e molte altre partecipazioni societarie.


Sono due i veicoli con cui BlackRock può, al di là delle importanti acquisizioni di  aziende strategiche già acquisite, operare nel nostro Paese: il fondo Global Infrastructures Partner (Gip) e il neocostituito fondo della Global AI Infrastructure Investment Partnership (Gaiip) da 30 miliardi di dollari lanciata assieme a Microsoft.

Gip è un attore strategico nel campo del trasporto e delle reti di interconnessione per spostare merci, persone e materie prime. Strutturale è diventata la sua alleanza col colosso del trasporto marittimo Msc, il gruppo guidato da Gianluigi Aponte che controlla la prima flotta di cargo navali al mondo e tutto il porto di Civitavecchia. Gip e Msc hanno, ciascuna, il 50% di Nuovo Trasporto Viaggiatori, la società che controlla Italo, e inoltre acquisendo il fondo Gip-BlackRock ha avuto in dote una quota significativa di TIL (Terminal Investment Limited), il braccio terminalistico di Msc. Che gestisce i maggiori terminal merci del Mediterraneo.

Cosa dovrebbero chiedere le istituzioni locali al fondo americano Blackrock ed all’Enel, se non fossero, come io credo, dei lobotomizzati, che corrono dietro al loro tornaconto personale?

TIL è proprietario del Roma Terminal Container nello scalo di Civitavecchia. L’Enel avrebbe dovuto realizzare la darsena Grandi Masse- che avrebbe comportato lo sviluppo commerciale del nostro porto – poi “qualcuno”, in cambio delle briciole, gli ha permesso di realizzate il pennello carbonifero. I dragaggi necessari per fare entrare la navi carboniere, sono serviti a seppellire sotto due metri di terreno gli sversamenti di idrocarburi fatti per quarantanni nel parco serbatoi della centrale, e poi, come ennesimo regalo, gli è stato “richiesto” di realizzare una piantumazione di alberi e arbusti, invece di fare la bonifica necessaria e lo smaltimento dei dragaggi. Stiamo parlando di decine di milioni di euro risparmiati da Enel. Questo è il c.d. Parco dei Serbatoi, oasi naturalistica da conservare secondo alcuni, pietra tombale a qualsiasi sviluppo commerciale/industriale per Civitavecchia, secondo chi usa il cervello. In ogni caso monumento alla stupidità locale e alla corruzione di una classe politica fatta da inetti.
In pochi facemmo una battaglia per non far fare un parco aperto al pubblico a 300 metri dalla ciminiera, (Io, Gianni Moscherini e Massimo Guarascio). A favore del parco chiuso, l’attuale maggioranza di governo cittadina. Poi ora che la centrale è spenta, che fanno questi idioti, chiedono di togliere le piante e asfaltare per fare un parcheggio, invece di prevedere l’apertura ai cittadini del Parco. Ma certe cose solo a Civitavecchia sono possibili.

Penso che il futuro del nostro territorio passa dal completamento del piano regolatore portuale. Piano che prevede una Darsena di rinfuse energetiche, da trasformare in una darsena energetica per le rinfuse gassose, sul modello di quanto sta realizzando Marco Alverà a Wilhelmshaven.

https://www.la7.it/piazzapulita/video/in-germaina-dove-nasce-il-metano-verde-30-03-2023-478348

La sua TES (Tree Energy Solutions), sta sviluppando un hub per l’energia verde nel porto tedesco di Wilhelmshaven, con l’obiettivo di fornire 250 TWh di gas verde all’anno. La strategia prevede lo sviluppo di hub simili in altri porti europei e Tes offrirà idrogeno verde, gas verde ed energia verde a prezzi accessibili in volumi che contribuiranno in modo significativo alla decarbonizzazione dei mercati energetici globali. Il porto di Civitavecchia deve diventare l’hub energetico di riferimento del nord Africa verso l’Europa. Per cui è necessario anche  il collegamento anche al SoutH2 Corridor, il gasdotto transnazionale tra Africa e nord Europa-

vedi:

https://www.limesonline.com/rivista/italia-gas-mediterraneo-nordafrica-1

https://www.rinnovabili.it/mercato/politiche-e-normativa/corridoio-meridionale-dellidrogeno-italia/

Questo tipo di investimenti è perfettamente in linea con ciò che BlackRock sta facendo in tutto il mondo. Perché non farlo a Civitavecchia. Le opere a mare della centrale potrebbero essere utilizzate per la realizzazione di un polo per la cantieristica navale e il refitting delle grandi navi, che manca nel mediterraneo, sviluppando l’attività industriali che porterebbero una sana e qualificata occupazione, a livelli mai visti nel nostro territorio. L’area cantieristica, con la realizzazione di un grande bacino di carenaggio, è già prevista nella progettazione esecutiva di Grandi Masse. I capannoni dell’ ex Privilege potrebbe diventare un HUB del freddo per l’agrilogistica, sfruttando proprio la presenza dell’infrastruttura portuale energetica. Purtroppo qui si pensa a fare i parcheggi, solo per trovare lavoro al figlio di qualche politicante locale. Inoltre, il Data Center, potrebbe anche essere l’occasione per riqualificare il tratto di costo della Frasca e pensare a una ricettività turistica, che non sia fatta solo di bed&brekfast.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *